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Bucaneve

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Al fondo delle cose

trovo sempre la stessa pariglia:

un giorno che è Pasqua e

l'abito che è senza ossa,

corto, mi  dà alle ginocchia,

e i fili d'erba su per il Terminio

ritorti dal freddo, gli sprovveduti,

 abboccano già secchi all'estate.

Di tutti i tocchi,

rintocchi sul seno,

goliardici quelli addrizzati

sul ventre,  rimane più denso

il primo rubato in via della

Falconara con il vento

che sapeva di incenso e

le teste tonde dei mandriani

venuti  a spiarci,

nel momento del tic tac,

il meno opportuno.

Al fondo delle cose

stiamo sempre io e te,

e quel nodo caparbio

di braccia e di stoffe

divenute leggere col tempo,

insopportabili all'inverno.

Ci conosciamo con fare da tre

quarti; noi, in fondo, siamo

questo collasso, un biglietto scaduto

e certe vie ammucchiate

nel centro del nulla,

come piacciono a noi.

Complici e svelte.

 

 Cristiana Fischer - 17/03/2016 19:39:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

così! con quel ritmo -nuovo- a nodi caparbi
e di trequarti è anche la misura
del verso

 Emilia Filocamo - 17/03/2016 15:14:00 [ leggi altri commenti di Emilia Filocamo » ]

grazie Ferdinando! Di cuore.
Un caro saluto

 Ferdinando Giordano - 17/03/2016 14:23:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Giordano » ]

Bella la tua lingua formata a creste, così piena di risacca che chi si spiaggia apprende il sole.

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